mercoledì 30 gennaio 2013

Rabin e Arafat Washington 1993


muro Cisgiordania


intifada


Israele e Palestinesi - appunti


ISRAELE E I PALESTINESI
Le tappe del conflitto

70 a.C.: diaspora ebraica
·         grande rivolta ebraica contro l’Impero Romano (66 d.C.);
·         distruzione di  Gerusalemme e del tempio ad opera di Tito (70 d.C.);
·         conseguente dispersione della comunità ebraica

VII secolo – 1917: dominazione musulmana
·         Nel VII secolo l'Impero Bizantino perde la regione per mano degli Arabi che, insediandosi, vi attraggono nuovi coloni, specialmente dalle regioni meridionali della Penisola araba.
·         Si succedono vari califfati. Il dominio dei turchi Ottomani dura 400 anni, fino alla I guerra mondiale che li vede sconfitti per la loro alleanza con gli Imperi Centrali.
 XIX secolo: diffusione del SIONISMO
·         La popolazione ebraica, ridottasi a circa 10.000 unità all'inizio del XIX secolo, ricomincia ad aumentare alla fine dell'Ottocento.

·         In questo periodo si sviluppa il Sionismo, movimento di stampo nazionalista che aspira alla creazione di uno stato per gli Ebrei in Palestina, e che ha in Theodor Herzl e poi in Chaim Weizmann e David Ben Gurion i suoi promotori. Comincia l’immigrazione ebraica in Palestina.

1917-1945: dichiarazione Balfour e protettorato britannico
·         Alla fine della Prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni trasferisce la Palestina sotto il controllo dell'Impero britannico, togliendola all'Impero Ottomano. I britannici, con la Dichiarazione Balfour (1917), si fanno promotori della costituzione di una patria ebraica in Palestina (national home o homeland). La Gran Bretagna si dichiara favorevole alla creazione in Palestina di un “focolare nazionale ebraico”, che dovrebbe convivere con le popolazioni arabe residenti in Palestina da secoli. Gli arabi si ribelleranno a più riprese, con i moti palestinesi del 1920 e con i moti in Palestina del 1929.

·         A seguito della massiccia immigrazione di popolazioni ebraiche provenienti in gran parte dall'Europa orientale, organizzata per lo più dal movimento sionista, la popolazione ebraica nella regione che poi diventerà Israele, pur rimanendo sempre minoritaria rispetto a quella araba preesistente, passa dalle circa 80.000 unità registrate nel 1918 a 175.000 nel 1931 e a 400.000 nel 1936.

·         A tale movimento migratorio, a partire dal 1936 e sino al 1939, si oppone, anche con la violenza, la maggioranza araba della popolazione locale, dando vita a quella che viene poi definita come grande rivolta araba. Vari movimenti sionisti, dotati di rami militari clandestini, frattanto, e sin dalla metà degli anni Trenta, passano ad operare attivamente per la creazione dello Stato d'Israele, operando violenze contro gli Arabi di Palestina e le istituzioni britanniche, provocando a loro volta centinaia di morti e feriti.

1939-1945: II guerra mondiale e Shoah
·         Per porre fine alla grande rivolta, nel 1939 l'amministrazione britannica pone forti limitazioni all'immigrazione e alla vendita di terreni a ebrei, e respinge le navi cariche di immigranti ebrei in arrivo, purtroppo proprio alla vigilia della Shoah.

·         L'avvento del Nazismo e la tragedia della Shoah portano a un ulteriore flusso migratorio di ebrei provenienti da diverse nazioni europee, incoraggiati anche da Ben Gurion, che vede nell'immigrazione e nell'aumento della popolazione l'unico mezzo per Israele di affermarsi.

1947: piano ONU
·         Nel 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite, approva la Risoluzione dell'Assemblea Generale che prevede la creazione di uno stato arabo (sul 42,8% del territorio e con una popolazione di 800.000 arabi e 10.000 ebrei) e di uno stato ebraico (sul 56,4% del territorio e con una popolazione di 500 000 ebrei e 400 000 arabi). La città di Gerusalemme e i suoi dintorni (il rimanente 0,8% del territorio), con i luoghi santi alle tre religioni monoteiste, dovrà diventare una zona separata sotto l'amministrazione dell'ONU.

·         Gli Arabi non accettano la proposta perché consideravano la Palestina come propria terra.

14 maggio 1948: NASCE LO STATO DI ISRAELE
Con il ritiro degli Inglesi, gli Ebrei proclamano la nascita dello stato di Israele ed espellono gli Arabi dal territorio occupato.

GUERRE ARABO-ISRAELIANE
·         Nasce la Lega Araba (Egitto, Transgiordania> poi Giordania, Iraq, Siria e Libano) per opporsi alla formazione del nuovo stato > 1948: prima guerra arabo-israeliana. Ma La lega non riesce a fermare la creazione e l’espansione di Israele.

·         1949: Alla cessazione del fuoco, Israele occupa un territorio un terzo più grande di quello assegnato dall’Onu nel 1947 (cf. cartina). Ciò che rimane dei territori destinati agli Arabi viene annesso dalla confinante Transgiordania: nasce così il regno di Giordania. Degli oltre 800.000 Arabi che abitano la Palestina ne restano soltanto 170.000. I rimanenti si rifugiano nei Paesi vicini (profughi palestinesi).   

·         1956: seconda guerra arabo-israeliana. Israele attacca l’Egitto, che impedisce l’accesso delle navi israeliane al canale di Suez. Intervengono come mediatori Usa e Urss > viene riconosciuta la sovranità egiziana sul canale. Israele però continua a potenziare l’esercito con l’aiuto degli Usa.

·         1967: terza guerra arabo-israeliana (= Guerra dei sei giorni, cf. fotocopia). Il presidente egiziano Nasser schiera le truppe sui confini tra Egitto e Israele e annuncia il prossimo annientamento di Israele. Grazie alla loro supremazia aerea, con un’offensiva a sorpresa in soli sei giorni gli Israeliani hanno la meglio. Contro le risoluzioni dell’Onu, Israele prende possesso della penisola del Sinai (Egitto, poi restituita) la striscia di Gaza (Egitto), alture del Golan (Siria), Gerusalemme Est e Cisgiordania = da questo momento definiti “territori occupati”. Questo provoca una  frattura tra mondo arabo e nazioni occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti (che danno sostegno incondizionato ad Israele).

·         1973: quarta guerra arabo-israeliana. Gli Israeliani riescono ancora a sconfiggere Egiziani e Siriani. Nel 1974, per protesta contro l’Occidente e per valorizzare le proprie risorse, l’Arabia Saudita e gli altri paesi arabi produttori di petrolio provocano un rincaro del prezzo del greggio > crisi economica mondiale.

·         1982: quinta guerra arabo-israeliana: l’esercito israeliano invade il Libano per annientare i guerriglieri palestinesi annidati in quell’area. Israele alla fine si ritira a causa delle proteste internazionali causate da una strage di civili palestinesi.

1987: inizio dell’intifada
·         Intifada = rivolta (in arabo). Serie di dimostrazioni, scioperi, rivolte e atti di violenza contro Israele che si svolgono a Gaza o in Cisgiordania (territori palestinesi occupati dagli Israeliani).  

·         È un movimento che coinvolge tutta la popolazione palestinese e in cui hanno un ruolo rilevante i gruppi islamici: uno laico, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e due di carattere anche religioso (HAMAS o Movimento di resistenza islamica e e JIHAD ISLAMICA). Hamas e Jihad hanno come obiettivo la costituzione di uno stato islamico in tutta la Palestina e ricorrono alla lotta armata. Ma la sproporzione tra le forze in campo è abissale. Cf. foto e immagini filmate di carri armati israeliani contro ragazzi palestinesi che lanciano sassi e bottiglie. La kefiah diviene il simbolo delle rivendicazioni delle popolazioni palestinesi.

1993: accordi di Oslo
·         Svolta nei rapporti tra Israele e Palestina. Israele abbandona i metodi repressivi e comincia a cercare una soluzione politica: il primo ministro israeliano Rabin e il leader dell’OLP Yasser Arafat firmano a Washington uno storico trattato di pace.

·         Nel trattato, il leader palestinese riconosce a Israele il diritto ad esistere come stato;  Israele, dal canto suo, si impegna a concedere l’autogoverno palestinese ai territori occupati. Nasce così l’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), che governa la striscia di Gaza e la città di Gerico e poi altre città della Cisgiordania (tra cui Ramallah, Hebron, Betlemme).

1994: le truppe israeliane si ritirano da Gerico e dalla striscia di Gaza, che passano sotto l’ANP.

Anni Novanta
·         Ripresa del conflitto. Il primo ministro Rabin viene assassinato (1995) da un estremista ebreo; in Israele riprendono forza i partiti della destra religiosa, contrari all’accordo di pace; dal 1996 ricominciano gli attentati islamici che causano numerose vittime nelle maggiori città israeliane.

·         Con la mediazione statunitense si tenta di arrivare a un accordo tra le due parti , ma c’è un ulteriore problema: il rientro dei profughi palestinesi, a cui Israele si oppone.

·         Dal 2000 in Israele si afferma la figura di Sharon, poi divenuto premier, ostile al processo di pace avviato a Oslo.

·         Comincia una catena di attentati terroristici palestinesi (kamikaze giovanissimi) a cui seguono violente repressioni israeliane.

2002
·         Cominciano i lavori per la costruzione di una barriera di reticolati e cemento, voluta dal primo ministro Sharon, destinata a separare i territori occupati dai coloni israeliani in Cisgiordania. Cf. foto.

·         Lo scopo della barriera è quello di scoraggiare eventuali terroristi palestinesi dall’infiltrarsi in Israele. La linea di difesa è chiamata “barriera di sicurezza” dagli israeliani ma è vista come una punizione collettiva e un simbolo di “apartheid” (discriminazione) dai palestinesi.

2005
Il governo israeliano ordina ai coloni di abbandonare gli insediamenti nei territori occupati. Tuttavia il dialogo si è arrestato su alcuni punti:
·         il ruolo di Gerusalemme est (i palestinesi la vorrebbero come capitale);
·         la restituzione delle terre occupare dai coloni israeliani in Cisgiordania (l’ANP controlla solo le aree urbane, circa il 40% della Cisgiordania, mentre quelle rurali, protette dal muro fatto costruire nel 2002, sono rimaste sotto il controllo israeliano).
·         la gestione delle risorse idriche (gli israeliani sfruttano tutte le fonti di acqua dolce).

2006
La situazione peggiora ulteriormente con la vittoria di HAMAS nelle elezioni palestinesi. 

lunedì 28 gennaio 2013

Rabin 13 settembre 1993


YITCZAK RABIN, Discorso pronunciato  alla cerimonia per la firma della Dichiarazione di Principi israelo-palestinese (estratti). 
Washington  13 settembre 1993

"La firma, oggi qui, di questa Dichiarazione di Principi israelo-palestinese non è tanto facile né per me, come soldato nelle guerre di Israele, né per il popolo d’Israele né per il popolo ebraico nella Diaspora, che ci stanno guardando in questo momento, con grande speranza mista ad apprensione. Non è certo facile per le famiglie delle vittime delle guerre, della violenza, del terrorismo, il cui dolore non passerà mai. Per le migliaia che hanno difeso le nostre vite anche a costo di sacrificare la propria: per costoro questa cerimonia è giunta troppo tardi. Oggi, alla vigilia di una opportunità — una opportunità di pace — e forse della fine della violenza e delle guerre, noi ricordiamo tutti costoro uno per uno con amore imperituro. Siamo venuti da Gerusalemme, l’antica ed eterna capitale del popolo ebraico. Siamo venuti da una terra afflitta e addolorata. Siamo venuti da un popolo, da una casa, da una famiglia che non hanno conosciuto un solo anno, non un solo mese in cui le madri non abbiano pianto i propri figli. Siamo venuti per cercare di mettere fine alle ostilità, in modo che i nostri figli e i figli dei nostri figli non conoscano più il doloroso prezzo della guerra, della violenza, del terrore. Siamo venuti per tutelare le loro vite e per alleviare la sofferenza e le dolorose memorie dei passato. Per sperare e pregare per la pace. Consentitemi di dire a voi, palestinesi: siamo destinati a vivere insieme, nella stessa terra. Noi, i soldati tornati dalle battaglie segnate dal sangue; noi che abbiamo visto i nostri parenti e amici uccisi davanti ai nostri occhi, che abbiamo seguito i loro funerali e che non riusciamo a guardare negli occhi i loro genitori, noi che siamo venuti da una terra dove i genitori seppelliscono i propri figli; noi che abbiamo combattuto contro di voi, palestinesi; noi oggi vi diciamo con voce chiara e forte: basta sangue e lacrime, basta. Noi non desideriamo vendette. Non nutriamo odio nei vostri confronti. Noi, come voi, siamo esseri umani: gente che vuole costruire una casa, piantare un albero, amare, vivere a fianco a fianco con voi, in dignità e in sintonia, come esseri umani. Come uomini liberi. Oggi noi diamo una possibilità alla pace e vi diciamo ancora una volta: basta. Preghiamo perché arrivi un giorno in cui noi tutti diremo: addio alle armi. Vogliamo aprire un capitolo nuovo, nel triste libro della nostra vita insieme; un capitolo di reciproco riconoscimento, di buon vicinato, di mutuo rispetto e di comprensione. Speriamo di avviarci in una nuova era della storia del Medio Oriente. Oggi, qui a Washington, alla Casa Bianca, daremo vita a un nuovo inizio nei rapporti tra popoli, tra genitori stanchi di guerra, tra figli che non vogliono conoscere la guerra. Da migliaia di anni la nostra forza interiore, i nostri valori morali ci derivano dal Libro dei Libri, nel quale, nel Libro di Qohelet leggiamo: "Per ogni cosa c’è una stagione e c’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace". È arrivato il tempo per la pace. Fra due giorni il popolo ebraico celebrerà l’inizio di un nuovo anno. Io credo, io spero, io prego che il nuovo anno porti un messaggio di redenzione per tutti i popoli: che sia un anno buono per voi, per tutti voi. Un anno buono per israeliani e palestinesi. Un anno buono per tutti i popoli del Medio Oriente. Un anno buono per i nostri amici americani, che desiderano la pace e si adoperano tanto per aiutare a raggiungerla, per i presidenti e i componenti delle precedenti amministrazioni, in particolare per Lei, presidente Clinton, e per il Suo staff, per tutti i cittadini dei mondo: che la pace entri in tutte le vostre case. Nella tradizione ebraica è d’uso concludere le nostre preghiere con la parola "amen". Con il vostro permesso, uomini di pace, concluderò con le parole tratte dalla preghiera che gli ebrei recitano ogni giorno, e chiedo a chiunque lo desideri in questa platea di unirsi a me nel dire "amen": [in ebraico] Colui che fa la pace nei cieli, Egli farà la pace su di noi e su tutto Israele e dite: amen".      

Guerra dei 6 giorni


Israele oggi

I

Israele 1947-1949