ISRAELE E I PALESTINESI
Le tappe del conflitto
70 a.C.: diaspora ebraica
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grande rivolta ebraica contro l’Impero Romano (66 d.C.);
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distruzione di Gerusalemme e del
tempio ad opera di Tito (70 d.C.);
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conseguente dispersione della comunità ebraica
VII secolo – 1917: dominazione
musulmana
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Nel VII secolo l'Impero Bizantino perde la regione per mano degli Arabi che, insediandosi, vi attraggono
nuovi coloni, specialmente dalle regioni meridionali della Penisola araba.
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Si succedono vari califfati. Il dominio dei turchi Ottomani dura 400 anni, fino alla I guerra
mondiale che li
vede sconfitti per la loro alleanza con gli Imperi Centrali.
XIX secolo: diffusione del SIONISMO
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La popolazione
ebraica, ridottasi a circa 10.000 unità
all'inizio del XIX secolo, ricomincia ad aumentare alla fine dell'Ottocento.
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In questo periodo si
sviluppa il Sionismo, movimento di stampo nazionalista che aspira alla
creazione di uno stato per gli Ebrei in Palestina, e che ha in Theodor Herzl e poi in Chaim Weizmann e David Ben Gurion i suoi promotori.
Comincia l’immigrazione ebraica in Palestina.
1917-1945: dichiarazione
Balfour e protettorato britannico
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Alla fine della Prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni trasferisce la Palestina sotto il controllo
dell'Impero britannico,
togliendola all'Impero Ottomano. I
britannici, con la Dichiarazione Balfour (1917), si fanno promotori della costituzione di una patria ebraica
in Palestina (national home o homeland).
La Gran Bretagna si dichiara favorevole alla creazione in Palestina di un
“focolare nazionale ebraico”, che dovrebbe convivere con le popolazioni arabe
residenti in Palestina da secoli. Gli arabi si ribelleranno a più riprese, con
i moti palestinesi del 1920 e con i moti in Palestina del 1929.
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A seguito della massiccia
immigrazione di popolazioni ebraiche provenienti in gran parte dall'Europa
orientale, organizzata per lo più dal movimento sionista, la popolazione
ebraica nella regione che poi diventerà Israele, pur rimanendo sempre
minoritaria rispetto a quella araba preesistente, passa dalle circa 80.000 unità registrate nel 1918 a 175.000 nel 1931 e a 400.000 nel 1936.
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A tale movimento
migratorio, a partire dal 1936 e sino al 1939, si oppone, anche con la violenza, la maggioranza
araba della popolazione locale, dando vita a quella che viene poi definita
come “grande rivolta araba”. Vari movimenti sionisti, dotati di rami militari
clandestini, frattanto, e sin dalla metà degli anni Trenta, passano ad operare
attivamente per la creazione dello Stato d'Israele, operando violenze contro
gli Arabi di Palestina e le istituzioni britanniche, provocando a loro volta
centinaia di morti e feriti.
1939-1945: II guerra
mondiale e Shoah
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Per porre fine alla grande
rivolta, nel 1939 l'amministrazione britannica pone forti
limitazioni all'immigrazione e alla vendita di terreni a ebrei, e respinge le
navi cariche di immigranti ebrei in arrivo, purtroppo proprio alla vigilia
della Shoah.
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L'avvento del Nazismo e la tragedia
della Shoah portano a un ulteriore flusso migratorio di ebrei provenienti da diverse nazioni europee,
incoraggiati anche da Ben Gurion, che vede nell'immigrazione e nell'aumento
della popolazione l'unico mezzo per Israele di affermarsi.
1947:
piano ONU
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Nel 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite, approva la Risoluzione dell'Assemblea Generale che
prevede la creazione di uno stato arabo
(sul 42,8% del territorio e con una popolazione di 800.000 arabi
e 10.000 ebrei) e di uno stato
ebraico (sul 56,4% del territorio e con una popolazione di 500
000 ebrei e 400 000 arabi). La città di Gerusalemme e i suoi
dintorni (il rimanente 0,8% del territorio), con i luoghi santi alle tre
religioni monoteiste, dovrà diventare una zona separata sotto l'amministrazione
dell'ONU.
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Gli Arabi non accettano la
proposta perché consideravano la Palestina come propria terra.
14 maggio 1948: NASCE LO
STATO DI ISRAELE
Con il ritiro degli Inglesi, gli Ebrei proclamano la
nascita dello stato di Israele ed espellono gli Arabi dal territorio occupato.
GUERRE ARABO-ISRAELIANE
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Nasce la Lega Araba (Egitto, Transgiordania>
poi Giordania, Iraq, Siria e Libano) per opporsi alla formazione del nuovo
stato > 1948: prima guerra arabo-israeliana. Ma La
lega non riesce a fermare la creazione e l’espansione di Israele.
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1949: Alla
cessazione del fuoco, Israele occupa un territorio un terzo più grande di quello
assegnato dall’Onu nel 1947 (cf. cartina). Ciò che rimane dei territori
destinati agli Arabi viene annesso dalla confinante Transgiordania: nasce così
il regno di Giordania. Degli oltre
800.000 Arabi che abitano la Palestina ne restano soltanto 170.000. I rimanenti
si rifugiano nei Paesi vicini (profughi palestinesi).
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1956: seconda guerra arabo-israeliana. Israele attacca l’Egitto, che impedisce l’accesso
delle navi israeliane al canale di Suez. Intervengono come mediatori Usa e Urss
> viene riconosciuta la sovranità egiziana sul canale. Israele però continua
a potenziare l’esercito con l’aiuto degli Usa.
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1967: terza guerra arabo-israeliana (= Guerra dei
sei giorni, cf. fotocopia). Il presidente egiziano Nasser schiera le truppe
sui confini tra Egitto e Israele e annuncia il prossimo annientamento di
Israele. Grazie alla loro supremazia aerea, con un’offensiva a sorpresa in soli
sei giorni gli Israeliani hanno la meglio. Contro le risoluzioni dell’Onu,
Israele prende possesso della penisola
del Sinai (Egitto, poi restituita) la striscia di Gaza (Egitto), alture del Golan (Siria), Gerusalemme Est e Cisgiordania = da questo momento definiti “territori occupati”.
Questo provoca una frattura tra mondo
arabo e nazioni occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti (che danno sostegno
incondizionato ad Israele).
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1973: quarta guerra arabo-israeliana. Gli
Israeliani riescono ancora a sconfiggere Egiziani e Siriani. Nel 1974, per
protesta contro l’Occidente e per valorizzare le proprie risorse, l’Arabia
Saudita e gli altri paesi arabi produttori di petrolio provocano un rincaro del
prezzo del greggio > crisi economica mondiale.
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1982: quinta guerra arabo-israeliana: l’esercito israeliano invade il Libano per
annientare i guerriglieri palestinesi annidati in quell’area. Israele alla fine
si ritira a causa delle proteste internazionali causate da una strage di civili
palestinesi.
1987: inizio dell’intifada
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Intifada = rivolta (in
arabo). Serie di dimostrazioni, scioperi, rivolte e atti di violenza contro
Israele che si svolgono a Gaza o in Cisgiordania (territori palestinesi
occupati dagli Israeliani).
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È un movimento che
coinvolge tutta la popolazione palestinese e in cui hanno un ruolo rilevante i
gruppi islamici: uno laico, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della
Palestina) e due di carattere anche religioso (HAMAS o Movimento di resistenza islamica e e JIHAD ISLAMICA). Hamas e
Jihad hanno come obiettivo la costituzione di uno stato islamico in tutta la
Palestina e ricorrono alla lotta armata. Ma la sproporzione tra le forze in campo
è abissale. Cf. foto e immagini filmate di carri armati israeliani contro
ragazzi palestinesi che lanciano sassi e bottiglie. La kefiah diviene il simbolo delle rivendicazioni delle popolazioni
palestinesi.
1993: accordi di Oslo
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Svolta nei rapporti tra
Israele e Palestina. Israele abbandona i metodi repressivi e comincia a cercare
una soluzione politica: il primo ministro israeliano Rabin e il leader dell’OLP Yasser Arafat firmano a Washington uno storico trattato di pace.
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Nel trattato, il leader palestinese
riconosce a Israele il diritto ad esistere come stato; Israele, dal canto suo, si impegna a concedere
l’autogoverno palestinese ai
territori occupati. Nasce così l’ANP
(Autorità Nazionale Palestinese), che
governa la striscia di Gaza e la città di Gerico e poi altre città della
Cisgiordania (tra cui Ramallah, Hebron, Betlemme).
1994: le truppe israeliane si ritirano da Gerico e dalla striscia di Gaza, che
passano sotto l’ANP.
Anni Novanta
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Ripresa del conflitto. Il primo
ministro Rabin viene assassinato (1995)
da un estremista ebreo; in Israele
riprendono forza i partiti della destra religiosa, contrari all’accordo di
pace; dal 1996 ricominciano gli attentati islamici che causano numerose vittime
nelle maggiori città israeliane.
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Con la mediazione
statunitense si tenta di arrivare a un accordo tra le due parti , ma c’è un ulteriore
problema: il rientro dei profughi palestinesi, a cui Israele si oppone.
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Dal 2000 in Israele si
afferma la figura di Sharon, poi
divenuto premier, ostile al processo di pace avviato a Oslo.
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Comincia una catena di attentati terroristici palestinesi
(kamikaze giovanissimi) a cui seguono violente repressioni israeliane.
2002
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Cominciano i lavori per la costruzione di una barriera di reticolati e cemento,
voluta dal primo ministro Sharon, destinata a separare i territori occupati dai
coloni israeliani in Cisgiordania. Cf. foto.
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Lo scopo della barriera è
quello di scoraggiare eventuali terroristi palestinesi dall’infiltrarsi in
Israele. La linea di difesa è chiamata “barriera di sicurezza” dagli israeliani
ma è vista come una punizione collettiva e un simbolo di “apartheid” (discriminazione)
dai palestinesi.
2005
Il governo israeliano ordina ai coloni di abbandonare
gli insediamenti nei territori occupati. Tuttavia il dialogo si è arrestato su
alcuni punti:
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il ruolo di Gerusalemme est
(i palestinesi la vorrebbero come capitale);
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la restituzione delle terre
occupare dai coloni israeliani in Cisgiordania (l’ANP controlla solo le aree
urbane, circa il 40% della Cisgiordania, mentre quelle rurali, protette dal muro
fatto costruire nel 2002, sono rimaste sotto il controllo israeliano).
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la gestione delle risorse
idriche (gli israeliani sfruttano tutte le fonti di acqua dolce).
2006
La situazione peggiora ulteriormente con la vittoria
di HAMAS nelle elezioni palestinesi.